“U viaggiu i San Japucu” – 1° tappa

Cammino apripista “U viaggiu i San Japucu” – Giorno 1

19/9/2020 – Da Capizzi a Mistretta

Prima tappa “muscolare” ma bellissima fra tradizione, panorami mozzafiato e boschi degni delle migliori favole. L’accoglienza a Mistretta ha concluso degnamente la giornata

 

La partenza

Ci siamo ritrovati alle 8 del mattino presso il Santuario di San Giacomo a Capizzi. Qui Don Antonio Cipriano, arciprete del Santuario, ha effettuato, non senza un po’ di emozione, il timbro delle credenziali che dal prossimo anno ci auguriamo possa diventare un gesto abituale. Successivamente ha officiato, insieme a Don Gaetano Vicario (responsabile dell’ufficio pellegrinaggi della Diocesi di Patti), una breve cerimonia per la benedizione dei pellegrini in partenza.

In cammino …

Ci siamo quindi messi in cammino percorrendo lasciando il Santuario e percorrendo via Roma diretti lungo la SP168. Dopo aver passato le “Tre croci” alle porte del paese ci siamo diretti verso la statua di “Santiago matamoros” che accoglie chi arriva a Capizzi. Ci stava una sosta lì per salutare San Giacomo, quindi siamo tornati indietro di poche decine di metri per imboccare la trazzera che ci avrebbe portato verso contrada Terrazza e da qui verso l’edicola di Sant’Antonio, méta di pellegrinaggio da parte dei Capitini.

Qualche incontro con le mucche e siamo sbucati lungo la cresta della montagna continuando a salire. Da lì potevamo cominciare a vedere Capizzi dall’alto e, in lontananza, anche l’Etna che, sornione, osservava il nostro incedere senza curarsi molto di noi.

Ad un certo punto abbiamo incontrato una strana opera, della quale onestamente devo ancora trovare autore e significato, realizzata in acciaio e qui abbiamo imboccato un sentiero, sempre in salita, per iniziare l’ultimo tratto che ci avrebbe portato all’edicola votiva.

Giunti in cima, e dopo una breve sosta, abbiamo cominciato la discesa approfittandone anche per realizzare qualche ripresa con il drone (per il quale avevamo apposita autorizzazione da parte dell’Ente Parco dei Nebrodi); quindi ci siamo diretti verso il bosco che avremmo dovuto attraversare per raggiungere ed imboccare la Dorsale dei Nebrodi.

Confesso che non ero preparato alla bellezza del luogo che stavamo attraversando che ci ha lasciato senza fiato. Mancava solo che uscissero i folletti. Gli alberi creavano una sorta di cupola sopra di noi che ci avvolgeva in un delicato abbraccio quasi a volerci trattenere lì. Una meraviglia!

 

Qualche difficoltà…

Purtroppo, ma questo fa parte delle attività di un cammino apripista, abbiamo trovato l’ultimo tratto particolarmente scosceso e poco sicuro per i pellegrini, e quindi stiamo già elaborando un altro passaggio, subito dopo l’edicola di Sant’Antonio, che consentirà di raggiungere la Dorsale dei Nebrodi in maniera più agevole e, soprattutto, più sicura ed altrettanto bella.

La sicurezza dei pellegrini infatti deve sempre essere messa al primo posto, quindi potete stare certi che appena il cammino sarà ufficialmente aperto, questo potrà essere percorso da tutti e comunque sapendo bene quali tappe saranno impegnative.

Comunque dopo il tratto in discesa, abbiamo finalmente raggiunto la Dorsale dei Nebrodi, che in quel tratto coincide con il Sentiero Italia, ed abbiamo cominciato a percorrerlo in direzione del lago Urio Quattrocchi.

Un paio di passaggi su pozze con un po’ di fango, una delle quali accanto a delle “sabbie mobili” opportunamente recintate, e giungiamo in prossimità del lago dove però, per mancanza di tempo, non siamo andati, preferendo dirigerci verso Mistretta.

Ad un certo punto abbiamo fatto una sosta in modo da lasciarmi il tempo di realizzare ed inviare il podcast per Radio Francigena (che potete ascoltare qui) ed abbiamo proseguito la nostra tappa. Giunti in prossimità della nostra méta di giornata, ed avendo finito le scorte di acqua, ci siamo avvicinati ad una abitazione il cui proprietario, Pippo Fiore, non ci ha neanche lasciato il tempo di domandare qualcosa da bere ma, al contrario, ha anticipato la nostra richiesta offrendoci acqua e birra! 

Mistretta si presentava benissimo! Le birre ci hanno dato quel che cominciava a mancare per farci raggiungere il paese dove siamo stati accolti da Don Michele Giordano, arciprete di Mistretta, e da Domenico Dolce, presidente del comitato dei festeggiamenti a San Sebastiano.

Il nostro arrivo …

La tappa, lunga ed impegnativa a causa del tratto scosceso, ci ha fatto arrivare nel tardo pomeriggio a Mistretta. Siamo stati ospitati nella canonica della parrocchia di Santa Lucia mentre la sera Domenico Dolce ci ha coccolati portandoci a mangiare fuori. 

Una bella fetta di carne di produzione locale (buonissima) ed un abbondante tagliere di formaggi e salumi dei Nebrodi ci hanno fatto dimenticare le fatiche della giornata. Quando verrete a percorrere il cammino approfittatene per prendervela comoda. Ciò vi consentirà non solo di gustare la gastronomia locale (che non ha bisogno di presentazioni) ma anche di visitare per bene i luoghi che attraverserete, scoprendo in ciascuno di essi non solo bellezze artistiche ed architettoniche ma anche il cuore delle persone che spesso vi farà vedere oltre gli stereotipi, purtroppo spesso presenti.

Note della giornata …

Una prima tappa importante ed a tratti muscolare del cammino “U viaggiu i San Japucu” che ci ha consentito di iniziare le attività di verifica del tracciato. Abbiamo annotato i punti dove è necessario apportare una modifica al fine di garantire la percorribilità in totale sicurezza. Tutto in linea con gli obiettivi di un cammino apripista.

U viaggiu i San Japucu è cominciato!

Di seguito trovate anche un video della giornata. Buona visione.

Tappa successiva

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