La scala ed il sacello di San Giacomo a Capizzi

 

La scala ed il sacello di San Giacomo a Capizzi

Completati i lavori a Capizzi (ME) per il sacello di San Giacomo e per la scala che consente l’abbraccio al Santo.

Capizzi ritorna ad essere méta di pellegrinaggio

Chi ha avuto modo di incontrare il popolo capitino conosce bene l’indomabilità del loro carattere, che rende onore al fatto che San Giacomo e San Giovanni fossero appellati Boanerghes (“figli del tuono” in aramaico).

Neanche la pandemia è stata in grado di fermare i propositi dei fedeli che hanno visto concludere, nelle passate settimane, i lavori per due opere di architettura religiosa moderna: il sacello di San Giacomo e la scala per poter fare il tradizionale abbraccio al santo al termine del pellegrinaggio.

Il sacello di San Giacomo

Il Progetto del Sacello di San Giacomo della Parrocchia dei Santi Nicolò e Giacomo ha inizio nel 2020 in periodo di piena pandemia, quando la città trovandosi in zona rossa decide di affidarsi totalmente al Protettore San Giacomo Maggiore. In memoria di questi due anni di emergenza erige un “Sacrario” in cui custodire le Sacre Reliquie dell’apostolo con le offerte della popolazione.

La progettazione

Al giovane Architetto Luciano Marino è affidato l’arduo compito della progettazione e della gestione delle manovalanze per dare alla comunità un’opera degna del Santuario di San Giacomo, meta di pellegrini da tutta la Sicilia.

Santuario di San Giacomo a Capizzi
L’altare prima dell’inizio dei lavori (chiesa di San Giacomo Maggiore a Capizzi)

L’architetto pensa ad un Sacello con una porta Santa sulla falsa riga della porta del paradiso del battistero fiorentino; essa sarà costituita da formelle che raccontino il legame tra la comunità e il protettore sfociando in immagini che rimarranno alla storia.

Per far ciò si appoggia ad uno dei carrettisti più famosi di Sicilia, Giuseppe Lanzafame, il quale riesce a creare l’impossibile con il legno, rispettando fedelmente i disegni del progettista.

Bozzetto del nuovo sacello ligneo
Dall’idea al progetto

Le sculture che coronano il Sacrario sono in legno di tiglio. Al centro lo stemma principale con i simboli del Santo, a destra e sinistra gli stemmi dell’arciprete Don Antonio Cipriano e del Vescovo di Patti, Sua Eccellenza Mons. Guglielmo Giombanco. Particolare da notare è che vicino allo stemma dell’arciprete si può scrutare un burattino di legno, firma del progettista stesso.

Gli stemmi sono  legati da festoni floreali composti da il giglio di San Giacomo, ginestre (fiori locali diffusi a Capizzi nel periodo tra giugno e luglio, mese della festivitò del’apostolo) e melograni, simbolo del sacrificio e del martirio.

La porta è ornata da stelle ottagonali e conchiglie, per ricordare che li dietro sono custodite le spoglie mortali di “Santiago de Compostela” il pellegrino.

La realizzazione

Le otto formelle sono rispettivamente:

  1. La consegna del vessillo Aragonese dall’autorità Civile all’Autorità religiosa
  2. Il cappello di San Giacomo al Morente, antica tradizione Capitina
  3. L’arrivo delle reliquie a Capizzi
  4. Il rito dei “miracoli”, l’abbattimento del muro
  5. L’allegoria dell’arcipretura capitina
  6. San Giacomo che benedice i pellegrini verso Santiago e verso Capizzi
  7. L’ostensione del Simulacro in Pandemia
  8. La costruzione dello stesso sacello in presenza del progettista, il padre (ebanista del sacello) e l’arciprete.
La struttura viene ricostruita
Iniziano i lavori. La struttura con il nuovo gradone in basso

Con pazienza, fede e devozione, i lavori procedono fino al loro completamento che restituisce ai fedeli ed ai turisti la chiesa abbellita da quest’opera d’arte religiosa moderna.

La scala

L’avvenuto gemellaggio con il cammino di Santiago e l’affiliazione con la cattedrale della capitale giacobea non potevano rimanere fatti isolati.

Il sacello viene, quindi, completato con una scala posteriore che possa consentire ai pellegrini di svolgere il tradizionale abbraccio al santo.

Il progetto della scala, realizzata con tecniche tradizionali, prevede alcuni elementi simbolici che ne arricchiscono la valenza religiosa ma, al tempo stesso, legata alla vita di questa perla dei Nebrodi.

La balaustra è realizzata in ferro battuto, come rose che si inerpicano verso il santo.

Le colonne che affiancano la scala, rappresentano Teodosio ed Attanasio, discepoli del santo.

Al di sopra dei due capitelli vengono poste le prime due pietre cadute dal muro dei miracoli il 26 luglio del 2022; queste due pietre, raccolte dall’arciprete Don Antonio Cipriano e da sua eccellenza Mons. Andrea Ripa, sono state collocate nel santuario in ricordo del nefasto periodo che ha colpito la comunità.

La scala che porta all’abbraccio con il santo. Ai lati le colonne che simboleggiano Teodoro ed Attanasio.

L’abbraccio al santo

L’abbraccio al santo è uno dei riti di fine cammino che i pellegrini effettuano sia a Santiago che a Capizzi.

Il pellegrino si rivolge al santo sussurrando “raccomandami a Dio, amico mio” completando così il suo percorso devozionale.

Aurea Jacopea, Duppiu piddirinu ed Indulgenza plenaria

Il pellegrino che giungerà lungo una delle vie di pellegrinaggio a Capizzi, riceverà l’Aurea Jacopea, l’equivalente della Compostela.

Inoltre, chi porterà con sé la credenziale di Santiago, attestando così di aver percorso entrambi i cammini, riceverà anche il Duppiu piddirinu (doppio pellegrino), un certificato scritto in siciliano ed in spagnolo, che attesta l’aver effettuato la doppia percorrenza.

Infine, di recente il Santo Padre ha concesso l’indulgenza plenaria al Santuario di San Giacomo Maggiore in Capizzi, così come già avveniva nel medioevo.

Riferimenti

Maggiori informazioni possono essere chieste alla segreteria del santuario.

Cammino apripista “U viaggiu i San Japucu” – 7° tappa

Cammino apripista “U viaggiu i San Japucu” – 7° tappa

Da Cerami a Capizzi

Tappa breve lungo il tradizionale percorso da Cerami a Capizzi percorso dai “Pellegrini jacobei di Cerami” il 24 luglio di ogni anno.

La partenza

L’inizio della giornata è caratterizzato dalla colazione presso la trattoria “Da Carmelina” che ci ha nuovamente ospitati per la notte. Una ospitalità di qualità a prezzi pellegrini che dimostra quanto ci tengano a dare il loro contributo per far decollare questo cammino di cui oggi concludiamo il cammino apripista per il percorso ad anello (ricordiamo che i cammini sono diversi e che saranno aperti nei prossimi mesi man mano che procederemo con la verifica delle tracce).

Terminata la colazione ci ritroviamo davanti la chiesetta di San Biagio dove i miei compagni di cammino stanno già chiacchierando con la signora Gina che ci augura buon cammino. Foto di rito e ci incamminiamo lungo la strada statale per il breve tratto fino al bivio con la trazzera.

La giornata si preannuncia calda ma, almeno fino ad ora, sopportabile anche per la presenza di un po’ di vento che lo rende più accettabile.

In cammino …

Dopo aver lasciato la strada statale, cominciamo quasi subito lo sterrato e comprendiamo perché la signora Gina ci abbia detto “Ficitivilla muru muru” (fatela lateralmente n.d.r.), visto che spesso lo sterrato presenta del brecciolino misto a sassi, farla lateralmente consente di procedere più agevolmente.

Foto di gruppo lungo l’ultima tappa

Proseguiamo lungo lo sterrato che a tratti presenta qualche punto un po’ più accentuato in termini di pendenza e, di tanto in tanto, incontriamo qualche roccia con i segnali dipinti dai “Pellegrini Jacobei di Cerami”, devoti che ogni anno, il 24 luglio, percorrono questo tratto fino a Capizzi per devozione verso il “Figlio del tuono”.

Segnali del cammino su una roccia, tracciati dai “Pellegrini Jacobei di Cerami”

Continuiamo nella nostra discesa verso il fondo della valle a passo spedito quando, quasi giunti in prossimità del ponte, veniamo praticamente sommersi da uno sciame di moscerini che, complici i colori sgargianti del nostro equipaggiamento, pensano bene di attaccarsi a tutto ciò che abbiamo.

Per fortuna Rosi ha portato uno spray contro i moscerini e, giunti al ponte, cospargiamo noi stessi e gli zaini allontanando questi fastidiosi insettini.

Dal ponte, chiuso al transito veicolare, scorgiamo sia Cerami che Capizzi, essendo posto proprio a metà strada, così come il sentiero che porta verso il santuario della Lavina (percorso generalmente da Capizzi verso Cerami).

Comincia la salita verso Capizzi

Dal ponte comincia il tratto asfaltato della vecchia strada provinciale che ci porterà in paese, che percorriamo senza alcuna difficoltà se non il caldo che adesso è diventato decisamente più intenso, e la cui intensità viene acuita dall’asfalto sul quale stiamo camminando.

Il nostro arrivo …

L’arrivo a Capizzi comincia subito bene perché mi chiama Vanessa Todaro per invitarci a passare da casa sua, proprio lungo il cammino, per offrirci qualcosa da bere. Un bel succo di melograno mette subito le cose a posto facendoci dimenticare il caldo e la fatica!

Passiamo quindi davanti la statua di San Giacomo dove facciamo una foto ricordo, prima di dirigerci verso il Santuario inerpicandoci fra scalinate e viuzze caratteristiche e dove veniamo accolti da un sorridente Don Antonio Cipriano, motore inesauribile delle attività giacobee a Capizzi.

La struttura per i pellegrini

Ci dirigiamo quindi verso l’ex Collegio di Maria, una struttura che il Comune di Capizzi ha ristrutturato per destinarla ad accoglienza pellegrina e che, di fatto, stiamo inaugurando noi, grazie alle attenzioni che ci ha dedicato la prof.ssa Anna Laganga ed alla disponibilità del sindaco Leonardo Principato Trosso. 

La struttura presenta un piano terra dove sarà organizzata l’accoglienza mentre ai piani superiori sono presenti delle stanze doppie con bagno in camera e dei dormitori, oltre ad un refettorio ed una cucina. Annessa alla struttura c’è anche la cappella.

In giro per Capizzi

Dopo aver pranzato ed aver fatto un breve riposino preceduto da una doccia, ci siamo diretti verso il centro dove gli amici Seby Giaimi e Vanessa Todaro ci hanno fatto fare un giro turistico. Luoghi di assoluto interesse sono le tante chiese presenti in questa cittadina nebroidea, come la chiesa madre dedicata a San Nicolò, o la chiesa di Sant’Antonio da Padova ubicata in Piazza Miracoli dove avviene tradizionalmente il rito dell’abbattimento del muro il 26 luglio. Abbiamo inoltre visitato il museo di arte sacra, veramente bello e di interesse, posto accanto la chiesa madre dove abbiamo seguito la messa del pellegrino e dove ho ricevuto il primo “Duppiu piddirinu” emesso, cioé lo speciale certificato che attesta, in presenza della doppia credenziale, una timbrata a Santiago de Compostela e l’altra a Capizzi, lo status di pellegrino che ha percorso entrambi i cammini, ormai gemellati.

Dopo la messa ci siamo quindi diretti verso il santuario di San Giacomo dove abbiamo ricevuto tutti l’Aurea Jacopea, equivalente alla Compostela, che viene rilasciata indistintamente a quanti giungano in pellegrinaggio a Capizzi.

Note della giornata …

Con questa tappa abbiamo concluso il cammino apripista del cammino ad anello attorno Capizzi, in attesa di poter aprire anche altre due tappe (da Cesarò alla Caserma Sambuchello e quindi a Capizzi) non appena saranno completati i lavori di ristrutturazione della caserma che sarà destinata a struttura di accoglienza.

Adesso si procederà con i segnali lungo il cammino e con la pubblicazione delle tracce e delle indicazioni sulle accoglienze disponibili, e per le quali vi invitiamo a far riferimento al sito https://www.uviaggiuisanjapucu.it/ (raggiungibile anche all’indirizzo https://camminodisangiacomo.it/ )

Buon cammino a tutti!

Tappa precedente

Cammino apripista “U viaggiu i San Japucu” – 6° tappa

Cammino apripista “U viaggiu i San Japucu” – 6° tappa

Da Troina a Borgo Giuliano, San Teodoro e Cesarò

Tappa impegnativa ma bellissima fra panorami suggestivi

La partenza

Partenza di buon mattino da Troina per affrontare questa tappa di media lunghezza ma impegnativa. Siamo partiti dalla parte alta, quella storica, scendendo per le sue ripide vie prima di immetterci su una strada dietro lo stadio in discesa verso il fiume Troina.

In cammino …

Dopo aver completato la discesa verso il fiume Troina, siamo arrivati allo storico Ponte Failla, di epoca normanna, che abbiamo attraversato per guadare il fiume.

Ponte Failla
Ponte Failla sul fiume Troina

 

Abbiamo quindi proseguito costeggiando il fiume Troina per diversi chilometri fino a giungere all’incrocio con la trazzera che ci avrebbe portati verso Borgo Giuliano, dove siamo arrivati dopo una salita mediamente impegnativa che ci ha regalato, una volta giunti in cima, la vista di questo borgo fantasma, attualmente in fase di recupero da parte del comune di San Teodoro, insieme alla vista sul monte Etna.

Dopo una breve sosta per riprenderci dalla fatica e per rifocillarci, abbiamo proseguito sempre su sterrato, in direzione San Teodoro.

Borgo Giuliano

 

Il nostro arrivo …

L’arrivo a San Teodoro ci ha consentito di rinfrescarci presso un bevaio coperto posto all’ingresso del paese prima di dirigerci verso il Municipio dove ci ha accolto l’assessore Tiziana Sangiorgio.

Successivamente, dopo aver pranzato con un buon gelato (necessario per il caldo che ci aveva accompagnato nell’ultimo tratto), ci siamo diretti verso la vicina Cesarò dove ci ha accolto l’assessore Maria Carra.

Con entrambe le amministrazioni, così come con le altre, si è registrato un clima di piacevole collaborazione che, siamo certi, porterà i suoi frutti con impatti positivi verso il territorio.

Note della giornata …

Il finale impegnativo non ci ha impedito di apprezzare la bellezza del paesaggio e le sue peculiarità. La vista del Ponte Failla, comparso all’improvviso ai nostri occhi con la sua imponenza, la bellezza del panorama dal sito di Borgo Giuliano e la tradizionale accoglienza calorosa ci hanno dato la conferma che questo cammino potrà dare i suoi frutti.

Tappa precedente

Tappa successiva

Cammino apripista “U viaggiu i San Japucu” – 5° tappa

Cammino apripista “U viaggiu i San Japucu”

Da Cerami a Troina

La bellezza dell’entroterra siciliano con bei panorami ed una accoglienza sia a Cerami che a Troina di quelle che scaldano il cuore.

La partenza

Dopo la visita a Cerami fatta ieri pomeriggio è sempre un po’ difficile partire. Tanti bei monumenti (il santuario della Madonna della Lavina, la chiesa di San Sebastiano, Maria SS. del Carmelo ed altre) ma soprattutto una accoglienza calorosa a testimoniare il supporto che le amministrazioni stanno dando al cammino.

Stamattina a colazione abbiamo anche assaggiato un dolce tipico di Cerami, il “cavatieddu atturratu”, un dolce povero ma buonissimo fatto da un savoiardo bagnato in acqua, zucchero e cannella e ricoperto di mandorle tostate, mangiato alla trattoria “Da Carmelina” dove tre generazioni si sono passate le ricette tradizionali.

Quindi saluto al sindaco dott. Silvestro Chiovetta, che ci aveva già accolto ieri, e ci siamo messi in marcia.

Cavatieddu atturratu

In cammino …

Panorama con l’Etna

L’uscita da Cerami ci ha visto percorrere un breve tratto di strada statale per un paio di Km prima di deviare su una strada provinciale in leggera salita. Il panorama era gradevole, dando sulle valli sottostanti, ed arrivati in cima si apriva la vista dell’Etna. A sinistra la vista della dorsale dei Nebrodi con i suoi verdi boschi e, dopo un po’, anche la vista sull’Ancipa con la sua diga.

Diga Ancipa e, sullo sfondo, il Parco dei Nebrodi

Il tratto di oggi è stato tutto su asfalto ma la bellezza del paesaggio, e la piacevole compagnia, hanno fatto reso la camminata una bella passeggiata.

Una breve sosta a metà percorso, un incontro con una mandria di asini al pascolo e quindi ci siamo diretti verso Troina.

Il nostro arrivo …

All’arrivo siamo stati accolti dall’amico Salvatore Pagana, presidente della Pro Loco di Troina e ci siamo velocemente rifocillati gustando la “Vastedda”, tipica di Troina e preparata con formaggio Tuma, salame e fiori di sambuco, un cibo che veniva dato ai pellegrini per la festa dei “Ramara”.

Dopo averci condotto presso l’ospitalità pellegrina del comune, e dopo aver fatto una doccia rigenerante, siamo andati, su invito del sindaco dott. Fabio Venezia, al centro congressi dove si svolgeva l’incontro per la firma del partenariato sulle transumanze insieme agli altri sindaci del territorio, segno di una Sicilia viva che vuole riscoprire le proprie tradizioni e valorizzarle. E giusto per celebrare alcune di queste iniziative, vi invito a vedere il video sotto. Fra l’altro all’interno troverete anche le immagini di come sarà ristrutturata dal comune di Troina la caserma sambuchello che diventerà luogo di sosta per i pellegrini.

Note della giornata …

 Il volto sorridente dei miei compagni di cammino è stato sicuramente una conferma di aver fatto le giuste scelte. Il resto, ed è stato tantissimo, lo hanno fatto le persone che abbiamo incontrato e che ci hanno accolto. Sono loro il volto migliore della Sicilia.

A domani

Tappa precedente

Tappa successiva

Il nuovo sacello di San Giacomo a Capizzi

Il nuovo sacello di San Giacomo a Capizzi

Proseguono senza sosta, nonostante il periodo di pandemia non aiuti le attività, i lavori di costruzione del nuovo sacello ligneo destinato a contenere le reliquie di San Giacomo nel santuario di Capizzi (ME).

Ricordiamo che tutto viene realizzato con offerte, dall’acquisto del legname alla realizzazione o all’opera dei maestri artigiani. Tutto per devozione verso San Giacomo. In fondo all’articolo troverete le informazioni nel caso vogliate contribuire anche con una offerta libera.

Il progetto del nuovo sacello

Il Santuario Diocesano di Capizzi, in provincia di Messina, ospita dal 1426 le reliquie di San Giacomo, portate lì dal cavaliere Sancho de Heredia e da sempre meta di pellegrinaggio per i devoti. Il progetto del nuovo sacello nasce con lo scopo di posizionare al di sotto della struttura lignea esistente, che già ospita la statua del Santo, le reliquie storiche e di consolidare, al tempo stesso, la struttura sovrastante.

Il progetto, opera del giovane studente di architettura Luciano Marino, ha visto l’inizio nel mese di ottobre del 2020, dopo il complesso iter burocratico richiesto per l’ottenimento dei permessi.

La struttura, della quale potete immaginare l’aspetto nel bozzetto mostrato sotto, pian piano comincia a prendere forma.

Bozzetto del nuovo sacello ligneo
Il bozzetto del nuovo sacello

Adesso che avete visto l’idea, vediamo a che punto sono i lavori.

Lo stato dei lavori

Nonostante la pandemia non abbia agevolato le attività, proseguono incessantemente i lavori di realizzazione per il nuovo sacello di San Giacomo a Capizzi.

Dopo aver smontato la precedente struttura per sottoporla al lavoro di restauro, si è proceduto alla realizzazione di quella nuova dove realizzare “U munti” (il monte) di antica memoria (i gradoni formano idealmente un monte dal quale far scendere la statua di San Giacomo per la processione).

 

A seguire avviene la realizzazione delle parti restanti che consentiranno di completare la nuova struttura che, come potete vedere dalle foto, comincia già a mostrare la sua bellezza che sarà completata dalle parti incise che verranno applicate sull’ampio portone di ingresso al Sacello.

Pensate all’emozione che proveranno i pellegrini che, dopo aver camminato lungo le strade de “U viaggiu i San Japucu”, giungeranno, stanchi ma felici, al cospetto del Santo.

Storie di fede e devozione

A Capizzi tutto gira intorno alla devozione a San Giacomo e questo spiega bene il fatto che tutti i lavori di restauro della vecchia struttura e di realizzazione del nuovo Sacello vengano realizzati interamente con le offerte dei devoti. Tante famiglie capitine si sono fatte carico dei costi di una parte del nuovo Sacello, chi dei capitelli, chi dell’acquisto di una parte del legname e così via.

Particolare la storia dell’artigiano che sta prestando la sua opera a titolo gratuito, Giuseppe Marino, papà di Luciano che ha realizzato il progetto.

Giuseppe Marino sta infatti realizzando l’opera per devozione verso San Giacomo e nel ricordo di suo papà Salvatore che, per tradizione, costruiva “U munti” a San Giacomo.

Le sculture lignee sono invece opera dello scultore Giuseppe Lanzafame, di Aci Sant’Antonio.

Come contribuire

Chiunque desideri dare il suo contributo libero e di qualunque importo potrà indirizzare la propria offerta direttamente alla parrocchia, di cui forniamo sotto le coordinate bancarie.

Intestatario conto: Parrocchia dei Santi Nicolo’ e Giacomo

NOTA: Nicolo’ va apostrofato, non accentato

Causale: Donazione per il Sacello di San Giacomo

Conto corrente bancario: IT35H0760116500001044133922

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Il gemellaggio fra il Cammino di Santiago ed il cammino “U viaggiu i San Japucu”

Il gemellaggio fra il Cammino di Santiago ed il cammino “U viaggiu i San Japucu”

Dopo mesi di contatti e di lavori, ed alla soglia dell’Anno Santo Compostellano, finalmente ufficializzato l’annuncio.

In questo articolo tutti i dettagli di questo importante evento!

Il gemellaggio fra il Cammino di Santiago ed il cammino “U viaggiu i San Japucu”

Dopo mesi di lavori e di contatti, il Santuario di San Giacomo di Capizzi (ME), sotto la vivace guida del suo arciprete Don Antonio Cipriano e della Segreteria, con i quali abbiamo sempre lavorato a stretto contatto, e con l’incondizionato appoggio di S.E. Mons. Guglielmo Giombanco, Vescovo di Patti (ME), annuncia, in accordo con la cattedrale di Santiago de Compostela, il gemellaggio del cammino “U viaggiu i San Japucu” con il Cammino di Santiago.

L’annuncio, alla vigilia dell’apertura della porta santa della cattedrale di Santiago, costituisce una ulteriore attestazione della vicinanza fra le due città giacobee.

Esisteva già il gemellaggio fra il Cammino di Santiago ed il Kumano Kodo in Giappone ma per quanto ne sappiamo questo è il primo gemellaggio fra due cammini dedicati entrambi al “Figlio del tuono”.

Sotto potete leggere il comunicato ufficiale ma le novità non si fermano qui!

 

Annuncio gemellaggio con Santiago de Compostela

L’Aurea Jacopea

A tutti i pellegrini che giungeranno in pellegrinaggio al Santuario di Capizzi, e portando con sé la credenziale del cammino timbrata, verrà concessa l’Aurea Jacopea, equivalente alla Compostela di Santiago, a ricordo del loro pellegrinaggio verso la cittadina capitina.

Il Duppiu Piddirinu (Doble Peregrino)

Un gemellaggio fra cammini merita un certificato speciale, quindi tutti i pellegrini che abbiano già percorso il “Cammino di Santiago” e che presenteranno tale credenziale insieme a quella del cammino siciliano, riceveranno oltre all’Aurea Jacopea anche il “Duppiu Piddirinu” (cioé il “Doppio Pellegrino” in siciliano), un documento scritto in spagnolo e siciliano che riporterà sia i dati del cammino percorso verso Santiago de Compostela che quelli del cammino verso Capizzi.

E siamo certi che sarà un bellissimo ricordo che spingerà i pellegrini a percorrere entrambi i cammini. Sotto, in anteprima assoluta, potete vedere il certificato che verrà rilasciato.

A questo punto non vi resta che pianificare entrambi i cammini in questo 2021 che, ci auguriamo, possa portare salute, pace e serenità a tutti.

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Celebrazioni per l’anno santo giacobeo

Celebrazioni per l’anno santo giacobeo

Fra pochi giorni si aprirà l’anno santo giacobeo. Vediamo le principali celebrazioni previste a Santiago ed in Italia.

Santiago de Compostela

L’anno santo giacobeo, o compostellano, comincerà ufficialmente nel pomeriggio del 31 dicembre 2020 quando l’arcivescovo della cattedrale di Santiago de Compostela aprirà la porta santa che si affaccia su Praza das praterias.

Le celebrazioni cominceranno alle 16:15 con una breve processione che andrà da Praza da quintana fino a Praza das praterias, quindi l’arcivescovo darà tre tocchi sul portone con uno speciale martelletto in argento.

La porta verrà quindi aperta e ci sarà la celebrazione eucaristica che culminerà con la cerimonia del Botafumeiro.

La diretta dell’apertura della porta santa può essere seguita qui sotto a partire dalle 16:15 circa di giorno 31.

Capizzi (ME)

Capizzi, conosciuta come la “Santiago di Sicilia” per la presenza del Santuario méta di pellegrinaggi sin dal medioevo, celebrerà l’apertura dell’anno santo giacobeo (e la prosecuzione, per autorizzazione papale, dell’anno santo mariano) il giorno 30 con la traslazione delle reliquie.

Quest’anno, infatti, il Santuario di Capizzi ha ricevuto una nuova reliquia di San Giacomo con un nuovo braccio reliquiario. La reliquia si aggiunge a quella storica qui conservata dal 1426.

Nuovo reliquiario inviato a Capizzi
Nuovo reliquiario inviato a Capizzi

 

Sarà un anno ricco di eventi, dal momento che sarà inaugurato il nuovo sacello ligneo posto dietro l’altare maggiore al di sopra del quale si trova la statua di San Giacomo A.M. sul trono.

La visione del nuovo sacello sarà anche il giusto premio per i pellegrini che percorreranno il cammino “U viaggiu i San Japucu“, il primo di una rete di cammini in Sicilia che collegheranno i luoghi della devozione giacobea siciliani avendo come punto di arrivo il Santuario di Capizzi.

Ai pellegrini che vorranno affrontare questo pellegrinaggio e che hanno già percorso il cammino di Santiago, ricordiamo di portare con sé la credenziale utilizzata a Santiago come dimostrazione del pellegrinaggio già fatto in Spagna e di richiedere, con le modalità che saranno comunicate successivamente, la credenziale del cammino di Capizzi.

Mostrando entrambe le credenziali timbrate riceveranno all’arrivo una gradita sorpresa che si aggiungerà all’Aurea Jacopea, una sorta di compostela che già oggi viene rilasciata ai pellegrini che si recano a Capizzi.

A causa delle restrizioni per il Covid-19 la celebrazione dell’apertura della porta santa di Capizzi sarà celebrata senza la presenza di persone ma verrà trasmessa in diretta sulla pagina facebook della parrocchia dei Santi Nicolò e Giacomo di Capizzi.

Vi invitiamo quindi ad iscrivervi alla pagina della parrocchia ed al gruppo del nuovo cammino. C’è anche la pagina dell’evento facebook creato appositamente con inizio alle ore 17 di giorno 30. Sotto il programma completo per i giorni 30 e 31.

Pistoia

A Pistoia, per la prima volta e su autorizzazione del Vaticano,  l’anno santo comincerà il 9 gennaio del 2021 e, pur con le limitazioni dovute all’attuale situazione di pandemia, la città toscana cercherà di celebrare l’avvenimento nel modo migliore possibile.

Per ulteriori informazioni visitate il sito del comune di Pistoia o quello della Diocesi di Pistoia

“U viaggiu i San Japucu” – 4° tappa

Cammino apripista “U viaggiu i San Japucu” – Giorno 4

22/9/2020 – Da Nicosia a Troina

Dalla patria di San Felice alla prima capitale normanna di Sicilia, Troina.

 

La partenza

Il convento di San Felice ci ha consentito di riprendere le forze abbastanza bene, dormendo nel totale silenzio e comodamente. Le stanze le giudicherei da hotel a 3 stelle, e sicuramente per un pellegrino vanno ben oltre lo “standard” ma ogni tanto ci vuole anche questo. Con Salvatore Russelli, che percorre la “Palermo-Messina per le montagne”, riusciamo finalmente a partire presto, ed alle 7 del mattino siamo già fuori dal cancello ed andiamo a fare colazione.

Ci incamminiamo quindi per le strade di Nicosia con un percorso tortuoso che ci fa prima salire e poi scendere. Mi riprometto di verificare nuovamente l’uscita per renderla più semplice e, prima di uscire definitivamente dal paese, ci fermiamo per far si che Salvatore possa acquistare il suo pranzo al sacco, mentre io ho già deciso di continuare a pranzare con frutta secca e frutta fresca, lasciando alla cena il compito di farmi riempire.

In cammino …

Idealmente questa tappa è divisa in due: un primo tratto che ci porterà fino al Ponte di Cicerone ed una seconda parte che risale fino a Troina.

Uscendo dal paese incontriamo due giovani donne che facevano un piccolo tratto di cammino e con le quali ci fermiamo a chiacchierare qualche minuto. Avevano già sentito parlare del cammino apripista de “U viaggiu i San Japucu” e non vedono l’ora di poterlo percorrere anche loro.

Gli dico che ci vorrà ancora qualche mese, quindi ci congediamo e continuiamo la nostra tappa.

Data la partenza fatta di buon mattino riusciamo a beneficiare di un po’ di fresco e l’andatura si fa più rapida del solito. Nonostante i saliscendi stiamo andando a quasi 4 Km/h.

Ad un certo punto, costeggiamo un pascolo, ci fermiamo a parlare con il sig. “Turiddu”, che seguiva le sue mucche e che aiutiamo a chiudere il cancelletto del recinto.

Ovviamente si chiede anche lui chi ce lo faccia fare di camminare e ci ricorda che lui ha camminato tanto, e non certo per svago bensì per seguire le sue mandrie.

Il suo racconto è un misto di rimpianto, per non aver studiato abbastanza, di rassegnazione, per l’età, ma percepisco anche una serenità che deriva dal vivere comunque sereno ed all’aria aperta, cosa che noi, sempre presi dal nostro quotidiano, spesso non riusciamo ad apprezzare.

Dritti al Ponte di Cicerone

Il caldo comincia, ospite non invitato, a fare capolino e rende gli ultimi Km che mancano al Ponte di Cicerone decisamente più pesanti. Poco prima di arrivare al ponte, passiamo accanto ai campi di un signore che stava abbeverando i cavalli e senza farselo ripetere due volte, ci offre la sua acqua (tranquilli, era potabile!) che utilizziamo abbondantemente sia per bere che per bagnarci testa ed arti.

Ormai il ponte è vicino e poco dopo lo passiamo a piedi, fermandoci sotto un albero per fare una bella sosta ristoratrice.

Si riparte verso Troina

Dopo la sosta, e sotto un sole cocente, ci rimettiamo in marcia. Mi accorgo subito che sto per pagare l’andatura sostenuta tenuta fino a quel momento ed il colpo di grazia arriva dopo aver attraversato i due guadi; ci aspetta infatti una salita spezzagambe che ci fa recuperare circa 150 metri di elevazione in circa 500 metri di percorso. Proseguiamo la salita, leggermente meno ripida, ma sempre sotto un sole sempre più forte e nessun posto dove trovare riparo.

Ad un certo punto si materializza un parco solare sulla nostra destra che noi oltrepassiamo, per arrivare su una provinciale e quindi immetterci nuovamente su una trazzera che segue il dorso della collina e che porterà fino a Troina, anche se accuso un riacutizzarsi di una tendinite (ed un calo di forze per il caldo) e sono costretto a trovare un passaggio per gli ultimi Km che ci separano da Troina.

A Troina l’accoglienza è di quelle che scaldano il cuore. Salvatore Pagana e Massimiliano Ragusa, della locale Pro Loco, mi portano presso una casa del pellegrino gestita da una associazione locale “Bivio al quadrato”.

Qui mi fanno anche trovare una deliziosa torta di mele per la colazione del giorno dopo.

Dopo una doccia che mi restituisce una visione decisamente migliore circa il mio status di pellegrino, metto a lavare i panni e sistemo le cose. L’appuntamento sarà per le 18 circa per visitare Troina, la prima capitale normanna della Sicilia.

In giro per Troina

Accompagnati dai nostri amici, cominciamo a visitare Troina che mi colpisce da subito per le tante opere di restauro avviate dall’amministrazione guidata dal sindaco Fabio Venezia. Mi raccontano che Troina ha letteralmente cambiato volto negli ultimi sette anni e non faccio fatica a crederlo.

Nel frattempo Massimiliano Ragusa continua a parlarci della storia di Troina e resto incredulo nel sentirlo snocciolare date, nomi ed avvenimenti senza il minimo tentennamento, tipico di chi ama visceralmente il posto dove abita e sente l’orgoglio di poterlo mostrare al fortunato visitatore.

La serata si conclude presso il ristorante “La Ferla” dove siamo ospiti dell’amministrazione. Il Sindaco, che incontrerò il mattino seguente, si sincera telefonicamente che stia andando tutto bene e non potrebbe essere altrimenti: ottima compagnia e cibo gustoso.

Uno dei pezzi forti della cena sarà la celeberrima “mortadella di asino” prodotta da una azienda avviata dal comune utilizzando i circa 4000 ettari di terra di sua proprietà all’interno dei parco dei Nebrodi.

Fra l’altro queste terre sono state recuperate a beneficio della collettività, sottraendole a chi le utilizzava a costi irrisori, ed è uno dei motivi per cui il sindaco è attualmente sotto scorta.

Chi fosse interessato a saperne di più su questa storia può visitare la pagina Facebook dell’azienda.

Tagliere di formaggi e salumi locali

L’incontro con il sindaco Fabio Venezia

L’indomani mattina, nonostante i numerosi impegni, il sindaco mi riceve nel suo studio. Parliamo de “U viaggiu i San Japucu” e di come i cammini possano contribuire nel riportare persone in questi meravigliosi borghi carichi di storia e di tradizioni.

Ne approfitto per ricordargli che uno dei punti fermi di questo cammino sarà la sosta, prima di giungere a Capizzi, all’interno del parco dei Nebrodi presso la “Caserma Sambuchello” della quale sono appena cominciati i lavori di ripristino. In maniera molto lungimirante, e prima ancora di sapere di questo cammino, il comune aveva già puntato su questo rifugio per farlo diventare un luogo di sosta per amanti della natura e pellegrini. Mi fa vedere i render del progetto, che terminerà nel 2022, e resto senza parole.

Per i pellegrini sarà veramente un’oasi di pace e serenità. Mi dice anche che prima dell’estate del 2021 sarà completato anche il restauro di un altro rifugio che potremo utilizzare in attesa (o in aggiunta) alla Caserma Sambuchello, quindi, prima di congedarmi, mi sigla la credenziale e facciamo una foto ricordo.

Fine della prima parte del cammino apripista

Decido di interrompere il cammino apripista per poter raccogliere le prime indicazioni e rivedere qualcosa. Il percorso diretto verso Troina lo lasceremo come alternativa ma probabilmente per il pellegrino medio risulterà una tappa molto impegnativa e quindi il percorso classico lo devieremo al Ponte di Cicerone verso Cerami per poi aggiungere la tappa Cerami-Troina.

Ciò consentirà anche di avere sicuramente più tempo per visitare i luoghi attraversati, cosa che lascerà sicuramente al pellegrino la voglia di ritornare anche da turista.

A breve riprenderemo la verifica delle tappe rimaste con in mente l’obiettivo di aprire il cammino nella primavera del 2021, in concomitanza con l’anno santo Compostellano.

“U viaggiu i San Japucu” adesso è un po’ più vicino. Alle prossime tappe!

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“U viaggiu i San Japucu” – 3° tappa

Cammino apripista “U viaggiu i San Japucu” – Giorno 3

21/9/2020 – Da contrada Sugherita a Sperlinga e Nicosia

Prima tappa in solitaria con passaggio dalla città scavata nella roccia (Sperlinga) ed arrivo al convento di San Felice a Nicosia.

 

La partenza

Al mattino, dopo una notte tranquilla in aperta campagna, ho approfittato del primo sole per completare di asciugare il bucato che avevo fatto a mano. Poi ho fatto quattro chiacchiere con il proprietario anche per ricordare che sia questo cammino che il cammino di San Felice (che si svolge da Mistretta a Nicosia) sono una occasione anche di sviluppo turistico. Quindi, dopo un caffé, mi ha accompagnato all’imbocco della trazzera che mi avrebbe portato a Sperlinga. Torneremo per mappare il sentiero che porta alla SS117 in sicurezza, in modo da evitare ai pellegrini alcuni Km di strada pericolosa per i pedoni e poterli così portare alla trazzera in sicurezza.

In cammino …

Mi sono quindi incamminato lungo la trazzera con la sola compagnia del rumore dei miei passi.

La strada, lievemente in discesa, non presentava alcuna difficoltà e ad un certo punto ho costeggiato un serbatoio artificiale di raccolta acque per uso irriguo.

Un veloce scambio di saluti con un signore che presumibilmente lavorava lì ed ho continuato a scendere verso il torrente Fiumetto dove sono giunto abbastanza rapidamente.

Purtroppo le indicazioni avute circa la presenza di ponti per il passaggio si è rivelata errata.

I primi due guadi li ho passati agevolmente restando in equilibrio sulle pietre ed aiutandomi con bastone e bacchetta ma, giunto al terzo guado, mi sono dovuto fermare in quanto non praticabile.

Il bastone di legno che avevo affondava nel fango per almeno 40 cm e la consistenza del fango, saggiata con lo scarpone, era tale da non consentire il passaggio a piedi senza restare intrappolato.

Il titolare del vicino birrificio “24 Baroni”, Antonio Cosentino, mi ha dato un passaggio a bordo del trattore facendomi passare sia il terzo che il quarto guado.

Ovviamente abbiamo già studiato il percorso alternativo che sarà verificato e poi segnalato in modo da consentire ai pellegrini di evitare questi guadi.

Se qualcuno poteva nutrire dei dubbi sull’utilità di un cammino apripista è stato smentito, essendo questa una attività indispensabile per garantire una percorribilità dei cammini che “sono fatti dai camminatori” prima ancora che essere fatti “a tavolino”.

Passato questo intoppo, ho cominciato la salita verso Sperlinga dove sono stato accolto dall’Assessore Castiglia alle porte della cittadina e da lì mi ha portato al castello dove, data l’ora, ho deciso di concedermi per pranzo una bella granita al limone con briosche. Dato il caldo era decisamente l’ideale!

Da Sperlinga a Nicosia

Dopo il breve ma gradito pranzo, sono andato in chiesa a vedere la statua di Santa Liberata ed a timbrare la credenziale ma Sperlinga meriterà successivamente una visita più accurata rispetto al fugace passaggio fatto. Non per niente rientra fra i borghi più belli d’Italia!

Ho sostato un altro po’ su una panchina prima di rimettermi in marcia verso Nicosia. I pochi chilometri che separano Sperlinga da Nicosia li ho percorsi abbastanza rapidamente, rallentando solo nella parte finale lungo la salita, ed arrivando alle 17:30 presso il Convento di San Felice dove passerò la notte.

Gli alloggi erano decisamente comodi ed ho trovato un solo pellegrino, Salvatore Russelli, che percorreva la “Palermo-Messina per le montagne”. Dopo una salutare doccia fredda che è servita a farmi scordare il caldo della giornata, ho seguito la messa e successivamente ho incontrato l’assessore Castello intrattenendoci con frate Salvatore all’interno della chiesa.

Quindi, d’accordo con l’altro pellegrino, Salvatore, siamo andati a cena insieme. Le cene fra pellegrini sono sempre molto gradite e consentono di approfondire la reciproca conoscenza con i propri racconti.

Poiché formalmente anche lui stava percorrendo un tratto del cammino apripista, in particolare attraversando Sperlinga, Nicosia, Troina e Cesarò, ho pensato bene di regalargli una credenziale del cammino ed una patch. Magari l’anno prossimo verrà a completare il cammino fino a Capizzi!

Note della giornata …

L’unico imprevisto di oggi è stato il guado del torrente Fiumetto, che risolveremo con un bypass che consentirà anche un arrivo più agevole a Sperlinga. Siamo quasi a metà percorso, oggi fatto senza fermarci a Sperlinga. Tuttavia nell’edizione finale del cammino metteremo come tappa a sé stante la Sperlinga-Nicosia, a dispetto della breve distanza e questo per dare ai pellegrini la possibilità di visitare bene i luoghi attraversati, senza l’affanno di dover ripartire subito e, credetemi, vale la pena di prendersela comoda quando si visitano questi luoghi…

“U viaggiu i San Japucu” continua!

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“U viaggiu i San Japucu” – 2° tappa

Cammino apripista “U viaggiu i San Japucu” – Giorno 2

20/9/2020 – Da Mistretta a contrada Sugherita

Seconda tappa panoramica con vista che poteva spaziare dal mare all’Etna e passaggio bellissimo all’interno della Riserva Sambughetti-Campanito.

 

La partenza

Al mattino, accompagnati dal nostro angelo custode Domenico Dolce, presidente del comitato festeggiamenti per San Sebastiano, e da Don Michele Giordano, abbiamo visitato sia la chiesa madre che la chiesa di San Sebastiano, dove ci hanno anche fatto vedere i meccanismi utilizzati per sollevare il fercolo durante la processione. Quindi abbiamo salutato l’amico Maurizio Bombace che avrebbe fatto rientro a casa e, dopo aver comprato le provviste, ci siamo messi in marcia.

In cammino …

L’uscita da Mistretta ci ha fatto guadagnare quota rapidamente, ma senza grossi strappi, per raggiungere uno sterrato che correva lungo la cresta della montagna. Lungo il percorso le pale eoliche, giganti buoni, sonnecchiavano in attesa di qualche alito di vento. La vista era spettacolare, nonostante un po’ di foschia sul mare ci negasse la vista sulle isole Eolie. 

Verso ovest si cominciava a vedere il piccolo borgo di Castel di Lucio, mentre ad est il manto verde dei boschi attraversati il giorno prima ci offriva uno spettacolo impagabile. Più in là l’Etna continuava a vigilare sui nostri passi.

La scelta di passare su questo tratto era stata decisamente azzeccata ed offrirà ai pellegrini un ricordo indelebile.

Fra lievi ondulazioni del terreno abbiamo completato tutto il percorso giungendo infine ad un tratto con una leggera discesa che ci avrebbe portato verso la SS117. Raggiunta la strada, ne abbiamo percorso un breve tratto prima di imboccare una stradella laterale ed entrare in un boschetto che ci offriva almeno un po’ di riparo dal sole e dal caldo.

Quindi, dopo un paio di Km, abbiamo nuovamente raggiunto la SS117 che questa volta abbiamo dovuto percorrere per alcuni Km. Unica consolazione i frequenti rovi di more che abbiamo subito battezzato come “i frutti del pellegrino” e che ci hanno dato energia per meglio sopportare questo tratto asfaltato. 

Dopo aver raggiunto la “Sella del Contrasto” (fra l’altro incrociando il sentiero Italia) abbiamo fatto un breve tratto in discesa giungendo così all’ingresso della Riserva “Sambughetti-Campanito” dove ci siamo fermati per mangiare qualcosa.

 

La Riserva Sambughetti-Campanito

Dopo aver consumato il nostro pasto, abbiamo cominciato il percorso all’interno della Riserva. Fra l’altro il personale del parco, al quale avevamo inviato il percorso che avremmo seguito, ci aveva segnalato i punti cruciali ad ulteriore conferma. 

La riserva prende il nome dalle cime Sambughetti e dai laghetti Campanito e consente di passare fra tratti scoperti e tratti alberati, godendo di pace e tranquillità.

Abbiamo incontrato una coppia di inglesi, con i quali abbiamo scambiato due chiacchiere e, una volta giunti ai laghetti, anche una famiglia.

Il percorso era ben tenuto ma si raccomanda di tenere gli occhi aperti in quanto è facile incontrare delle vipere. Nulla di preoccupante. Basta lasciare loro lo spazio per fuggire (non hanno alcun interesse verso di noi se non per difendersi) e rispettare l’habitat nel quale noi siamo ospiti. La cosa strana è stata non aver visto suini neri (anche loro innocui) ma tant’è! 

Dopo aver passato i laghetti abbiamo incontrato una sorgente d’acqua, proprio in prossimità di un’area di sosta presente proprio in corrispondenza delle due zone d’acqua.

Dopo esserci rinfrescati per bene abbiamo ripreso il sentiero per scendere, passando anche alcuni cancelletti di contenimento per gli animali, avendo avuto cura di richiuderli dopo il nostro passaggio. Qui si è verificato l’incontro con la piccola vipera che ho notato lungo il sentiero. Era spaventata ed in posizione di attacco (a scopo difensivo) ma è stato sufficiente arretrare di un paio di passi per far sì che si tranquillizzasse rifugiandosi all’interno dei rovi sul ciglio del sentiero.

Il nostro arrivo …

Usciti dalla riserva ci siamo diretti verso contrada Sugherita, dove ci hanno accompagnato in auto verso la struttura “Turismo Rurale La Sugherita”. Successivamente il proprietario ci ha indicato il percorso da seguire per raggiungere la struttura attraverso il boschetto lì presente e che avremo cura di mappare per i pellegrini.

Nicchia dedicata a San Giacomo all’interno della struttura “La Sugherita”

Note della giornata …

Tappa panoramica e tutto sommato facile. La scelta di seguire un percorso sotto le pale eoliche rende gradevole il cammino e, nelle giornate in assenza di foschia, regalerà ai pellegrini anche la vista sulle isole Eolie.

La Riserva Sambughetti-Campanito ha fatto il resto, cancellando di colpo i pochi Km di asfalto necessari per raggiungerne l’ingresso.

“U viaggiu i San Japucu” continua!

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